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18 maggio 2023: “Promettimi l’azzurro” al Bibliobar. Alcune foto dell’evento

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“Azzurro esiguo”, letto da Gabriella Maggio

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Ho letto più volte “Azzurro esiguo” di Marco Onofrio, edito da Passigli nel 2021. È una poesia difficile, che richiede tempo e dedizione per coglierne l’incanto. Lo ha ben visto Dante Maffia nella sua bella prefazione: “La poesia di Marco Onofrio non è stata mai di facile lettura”. Le cose belle sono sempre difficili, secondo Platone. L’intensità dei sentimenti e delle emozioni, s’intreccia a vaste letture e dà alla ricerca poetica di Marco Onofrio il carattere della complessità, il senso di un’esperienza che investe la mente e il corpo in un percorso circolare che abbraccia anche la natura: stelle, nuvole, mare, santuari e luoghi di protezione del poeta, emblemi del suo stato d’animo. Le ricorrenti immagini marine mi hanno fatto ricordare alcuni versi di Mallarmé: “Noi navighiamo, o miei diversi /amici, io di già sulla poppa / voi sulla prora fastosa che fende / il flutto di lampi e d’inverni…” (“Brindisi”, da Poesie, trad. L. Frezza, Feltrinelli) che ben rispecchiano il modo tutto personale di Onofrio di assimilare la tradizione poetica da Dante a Luzi, i suoi diversi amici. Anche la poesia di “Azzurro esiguo” è un’avventura rischiosa tra lampi e inverni verso il mistero e il suo silenzio, affrontati con la determinazione di chi compie una “oltranza” per estrarre le parole dalle cose, la loro verità segreta oltre il visibile per giungere a afferrare l’ombra del sogno rivelatore prima che si dilegui, per serbarne dantescamente almeno il sentimento. Verso l’origine della verità… dove tutto è libero e infinito…t ornare alle emozioni primordiali… percepire il ritmo della terra, il mistero verde blu del mare, sono le parole con cui Marco Onofrio esprime il suo streben e la sua sensucht. Due termini forti eppure adeguati ad esprimere la sua concezione della vita e della poesia come sforzo incessante, tentativo continuo di superare il limite materiale e spirituale, unito ad un senso acuto dell’irraggiungibile meta: camminiamo sul bordo / di un davanzale piccolo e scosceso / da cui scivola tutto / prima o poi (“La verità più vera)”. Il poeta può intuire non decifrare i segni di scritture/ incomprensibili / lasciate non sai quando / né da chi.  Ineludibile è lo scacco: Ma io passo, attraverso le nuvole / col mio procedere unico e diverso / sghembo, inesorabile, deluso: non credo più alle favole… ho finito di essere un’allodola, quella che secondo Baudelaire plana sulla vita e comprende senza sforzo il linguaggio dei fiori e delle cose mute. Lo scacco non intacca l’amore per la vita, che ne esce rafforzato dalla consapevolezza che è possibile la felicità, se si accetta il limite stesso della vita, apprezzandone le cose minime essenziali, perché troppo spesso siamo già felici / e non lo sappiamo. Non s’arresta però la ricerca dell’oltre, il desiderio di oltrepassare il limite per comprendere / la creazione infinita/ del mondo e la bellezza inconcepibile dell’attimo / presente, / ora che è già passato. /…disfarne il nodo… Trascendere il visibile apparente. Questo è il compito dell’uomo-poeta espresso nella poesia che apre la raccolta, “Il compito”. In questo dramma interiore pieno di tensioni emerge lo scopo della poesia: La poesia ci consola… con l’invisibile pensiero / del mondo senza fine / dentro il cuore. / È la dolcezza amara / della profondità: / fa più lieve, luminosa e cara /la vita che dobbiamo sostenere (“Il balsamo sublime”). E la vita con i suoi errori si riscatta nell’amore per il padre, per la figlia, per la donna amata. L’ultima poesia del libro “Azzurro esiguo”, dà il titolo all’opera e riannoda le fila del viaggio interiore che Marco Onofrio ha affrontato ed espresso nei suoi versi, trattando i grandi temi della vita e della morte: come riuscire a dire l’azzurro esiguo / dentro l’universo tutto nero?… la nostra casa è lo sguardo /i l canto, l’amore, il senso / la disperata, ultima parola. L’azzurro, il colore del cielo e del mare, anche se debole, esprime la tensione inesauribile verso la libertà e l’infinito nonostante la fatiscente basilica del mondo.

Gabriella Maggio

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“Voci sepolte”. Poesia inedita

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VOCI SEPOLTE

Invisibile palazzo della storia:
centomila piani di silenzio
a guardia del suo vuoto.

È immenso il peso dei secoli
sulle rovine mute
degli imperi.

Voci sepolte per sempre,
fatti che nessuno potrà
più recuperare.

Solo lei, l’infame giustiziera
non smette di parlare dentro il pozzo
che brucia ogni momento
la memoria.

Che cosa può mai la gloria
se tutto inesorabile divora
l’enormità del tempo?

Ognuno è solo al mondo
e vive un soffio.
Eterno è solamente
il dileguare. 

Marco Onofrio
(poesia inedita)

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“Santa Maria delle Mole: i Sogni di un compleanno al Bibliopop – 11 febbraio 2023”. Cronaca della serata su Paconline.it, a cura di Maurizio Aversa

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Record di presenze al Bibliopop: oltre 50 partecipanti e sedie aggiunte per far accomodare tutti, ma qualche ritardatario ha dovuto assistere in piedi! Una serata memorabile di poesia, musica, rap: emozioni e riflessioni di alto profilo, viepiù nobilitate dallo scopo benefico che Marco Onofrio ha immaginato e realizzato per festeggiare il proprio compleanno con la performance de “La cenere dei Sogni”, già trionfalmente presentata alla Sala Lepanto di Palazzo Colonna, a Marino, il 4 agosto di due anni fa.

“La cenere dei Sogni” è un recital musicale tratto dall’opera di Onofrio che, tra i suoi 40 libri, ha riscosso finora il successo più evidente, ovvero il “poemetto di civile indignazione” dal titolo emblematico “Emporium”: emblematico nel senso di una denuncia vibrante e lucida del “profitto a tutti i costi” che ispira e informa quasi tutte le decisioni dell’economia contemporanea, anche in ambiti dove non dovrebbe avere neppure udienza. «L’indignazione» afferma Onofrio «nasce dal senso palpabile delle ingiustizie e delle sperequazioni che stanno consumando i margini del futuro, avvitando il pianeta in una crisi ecologica senza precedenti dovuta principalmente al fatto che il 10% della popolazione detiene e consuma il 90% della ricchezza totale. Il mondo-pattumiera (di macerie anche morali, oltre che di scorie fisiche) celebra il suo trionfo nella società tecnocratica che, senza parer di nulla, ci hanno edificato intorno da qualche decennio. Una società pensata e costruita appannaggio delle élites, gestita da un esercito di burocrati asserviti al potere dell’ingiustizia, subita dalla stragrande maggioranza dei popoli. Una società dove si viene valutati e gratificati per quello che si ha e si consuma, piuttosto che per quello che si è e si pensa. Infatti il potere non gradisce esseri autocoscienti e spiriti critici, ma automi ipnotizzati eterodiretti, dalle risposte automatiche agli stimoli indotti». Invece Onofrio vuole scuotere e svegliare le persone, spingendole al riscatto, alla ribellione. Detesta a tal punto le storture del mondo d’oggi da demolirle e analizzarle anche nel suo prossimo libro, di imminente pubblicazione, una raccolta di saggi storici, politici e sociali dal titolo, anch’esso emblematico, “Ricordi futuri”.

Per tornare alla bella serata dell’11 febbraio, la recitazione del poemetto, dopo le brevi introduzioni del presidente di Bibliopop, Sergio Santinelli, e della giornalista ed editrice Mariarita Pocino, scivolava fluida come un fiume incalzante di parole intercalate – con efficace contrappunto – dalle canzoni di Valerio Mattei, in arte Saman, coautore dell’omonimo CD “La cenere dei Sogni”, nonché da alcune musiche strumentali composte dallo stesso Onofrio e – per l’occasione – da quattro pezzi del rapper marinese Fra’ Sorrentino. I tre artisti si integravano magnificamente sulla scena, rappresentando in sintesi storica e culturale altrettante risposte generazionali (Onofrio è del ’71; Mattei del 1980; Fra’ Sorrentino addirittura del 2002!) allo stesso disagio condiviso, mentre sullo sfondo venivano proiettate dieci immagini in sequenza, a commento ulteriore dei diversi momenti dello spettacolo. Concluso il quale, dopo il lungo applauso dei presenti, la serata si è trasformata nella festa che già era, in effetti, però con toni più allegri e scanzonati. La festa di compleanno, appunto, di Marco Onofrio. Tolte le sedie e apparecchiati i tavoli, si è proceduto così alle degustazione del rinfresco offerto dal festeggiato, con pizza, porchetta, dolciumi e stuzzichini vari, fino all’apoteosi di una gustosissima matriciana, preparata da Santinelli, e della torta rituale, con l’immancabile “Tanti auguri a te” intonato da tutti. Valerio Mattei ha continuato a intrattenere i presenti, chitarra acustica e voce, suonando raffiche di canzoni dal repertorio americano, napoletano e romano. Insomma, un clima di gioia e amicizia sincera, all’insegna della fraternità nella cultura che è già tipica di Bibliopop.

Onofrio è stato particolarmente contento non solo per la riuscita dello spettacolo e i successivi festeggiamenti, ma anche perché – come da suo espresso desiderio – è riuscito a raccogliere una discreta sommetta per aiutare una famiglia del territorio in gravi difficoltà, e a tale scopo aveva esposto una scelta di titoli dalla sua produzione letteraria, che quasi tutti i presenti hanno acquistato con offerta libera. Grazie Marco, Bibliopop ti ammira, ti augura e si augura mille di queste serate!       

(a cura di Maurizio Aversa)