Dicono di lui

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La poesia di Marco Onofrio ha un perfetto ritmo endecasillabico e d’altri versi regolari che molto efficacemente esprime il lirismo fervido e luminoso, che si esalta nelle visioni, nei concetti, nelle tensioni metafisiche.

Giorgio Barberi Squarotti

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Lo sguardo di Onofrio è lucidissimo, trapassante, ricco di acume ermeneutica. Le sue liriche restano impresse per il potente afflato che le caratterizza; per le luci, i colori, le atmosfere; per la capacità che ha il poeta di leggere il fenomeno, di coglierne l’essenza, in ogni più sottile sfumatura. Marco Onofrio. Ricordiamoci di questo nome, ne sentiremo parlare. È un autore vero, talentuoso, originale, che lascerà un segno importante. Anzi: ha già cominciato a farlo.

Mario Verdone

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Marco Onofrio è un poeta nuovo su basi antiche. Egli ha allontanato il frastuono del verso contemporaneo per imparentarsi coi grandi di ogni tempo, ai quali premeva l’urgenza di abbracciare la vita, non di sezionarla. È un fiume in piena: di passioni, di sensazioni, di contrasti, di proposte, di lirici smarrimenti, di forti tentazioni oratorie, ma risolte nella bellezza dell’incatenazione semantica e sonora. Una chiarezza di fondo illumina il cammino lirico: la parola si fa taglio bruciante, e poi balsamo allo stesso. La cicatrice non si dimentica facilmente. Ma che pagina è quella che non lascia traccia?

Aldo Onorati

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La poesia di Marco Onofrio si pone in una posizione, ad un tempo, trasversale e centrale, si ritaglia una sua «linea centrale» del Novecento, quella che fa capo a Saba-Sbarbaro-il crepuscolarismo, riletti ed assimilati attraverso la riproposizione della poesia-ragionamento di Leopardi, e di lì parte per una poesia lirica dopo l’età della lirica. Una posizione insieme provocatoria e singolare. E’ una poesia complessa, incentrata sull’onda sonora dell’endecasillabo ipermetro e sul cantato interrotto. Sono ormai anni che Onofrio mette in cantiere un lavoro complesso e delicato, è un poeta in crescita e non ci ha dato che una piccola percentuale delle sue possibilità espressive, che considero davvero notevoli. E’ un autore che ha scelto di andare in salita, lungo strade difficili: un autore da seguire con attenzione

Giorgio Linguaglossa

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Marco Onofrio è poeta ormai laureato, lo dicono le tante attestazioni di stima che ogni giorno riceve, gli scritti a lui dedicati e lo dice soprattutto la qualità dei suoi versi, mai nati per caso e inseguiti per facili scoscendimenti, mai frutto soltanto di una ricerca affannosa che lo porta spesso a “strafare”, conscio che la sua forza può superare gli ostacoli per esempio del poema, che in tempi di magra come i nostri e di minimalismo sfrenato o d’accatto fa paura a tutti.

Dante Maffìa

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Una poesia profondamente costruttiva, che affonda le sue radici in una piena consapevolezza dei valori del Creato e del compito conoscitivo che l’uomo, di generazione in generazione, svolge in esso. A partire da questa consapevolezza il poeta declina ossimoricamente l’inesausto esercizio del suo ragionamento che sa cogliere tutto e il contrario di tutto, meccanismo fondamentale perché si verifichi il miracolo dell’essere e l’ancor più miracolosa condizione del saper percepire l’essere nella sua improrogabile e solo apparentemente contraddittoria duplicità, la vita e la morte. Quella di Onofrio è una poesia orogenetica: le parole e i versi mimano i movimenti primordiali degli elementi. Naturalmente il picco di questa tensione riguarda l’uomo, la sua fecondità, la sua possibilità di procreare. Fecondità e, in particolare, prenatalità. Tensione amorosa che diviene tensione lirica, dunque, nell’osservazione del creato di cui ci si sente parte in causa, felici di esserlo, manifestando un costante entusiasmo ed ottimismo per ciò che verrà e sarà, nonostante la stanchezza di vivere che può sottolineare i limiti dell’uomo. Marco Onofrio si accorge di esistere, proprio come accade all’individuo in età evolutiva, e di questo processo interiore sa domare i drammi valorizzando le gioie che nella sua penna diventano armonia, o meglio canto al cospetto di un’armonia divina che eternamente ci stupisce e ci educa all’amore per la vita.

Lorenzo Cantatore

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La poesia di Marco Onofrio è intensa, ricca di speranza visionaria e utopica, e insieme mondana: instaura un martellante “dualogo” con l’io e col mondo.

Mario Quattrucci

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La voce poetica di Marco Onofrio è espressione profonda di una ricerca di senso della realtà che avanza con forza, sfidando sul campo l’individuo, sempre più disorientato. E’ un canto che incita l’uomo a scuotersi dallo sconforto, dall’omologazione consumistica e dall’anestesia emozionale per riscoprire in sé il proprio Sé, forte e creativo.

Francesco Paolo Firrao

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Marco Onofrio è un punto di riferimento alto e sicuro per il nostro cammino culturale.

Gianni Maritati

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Un poeta come Marco Onofrio, che pensa la poesia prima di farla, è come un campo aperto alle sollecitazioni di quelle grandi zattere che hanno formato e formano la poesia del Novecento e quella attuale: la poesia non viene dal nulla, da un vuoto, come appare evidente in molti poeti dell’attualità, né può essere un linguaggio giornalistico applicato alla pagina bianca di un testo che si chiama poesia. Un libro di poesia è sempre un regolamento di conti con la tradizione.

Laura Canciani

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Marco Onofrio, in tempi di improvvisazione letteraria, propone una poesia meditata e consapevole. Parla del lavoro di scrittura in versi come di un esercizio dello sguardo, «un modo di andare oltre la superficie delle cose, collegandole al tutto». Essenziale, nei suoi testi, non solo la tecnica del verso (il rifarsi, con cognizione, alla storia letteraria, alla tradizione) ma anche l’elemento fonico. C’è nei suoi versi una consuetudine con la grande letteratura che crepita ed esplode in scintille luminose. Il passo è di chi rumina, saggiamente; di chi attinge alla preziosità (anche attempata) del lessico in cerca di forza e vitalità di significanti e significati. Il lettore si sente avvolto da una musica distante, che rimanda alla vita e alla letteratura con una curiosa ambiguità che invita a chiedersi se la letteratura imiti la vita o viceversa. È così che muove il fare poetico di Onofrio, il suo oscillare – scrivendo – tra vicinanza alla terra (il qui) e l’ansia di altrove, di trascendenza, con uno spettro di toni e di sfumature ampio e ammirevole.

Paolo Di Paolo

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Marco Onofrio non sceglie strade semplici; piuttosto, con la sua piena corporalità, si tuffa in baratri vertiginosi, dal basso di una poesia viscerale all’alto di un rimando metafisico (ironico per certi versi, sincero per altri), incrociando spesso i due termini in un impasto originalissimo, vorticoso, crasso, altamente comico.

Fabio Pierangeli

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La poesia di Marco Onofrio nasce – tra Luzi e Ungaretti – da una duplice tensione: da un lato la devozione all’essere, dall’altro l’aspirazione all’essenza. È una poesia “atletica”, che salta con l’asta al di sopra del ‘900 per elaborare le condizioni di uno sguardo positivo, pur attraverso la conoscenza profonda del dolore, dell’angoscia, della negatività.

Biancamaria Frabotta

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La poesia di Marco Onofrio nasce da una classicità che è, insieme, elegia e pensiero, e si manifesta in una forma di strano e raro stoicismo lirico.

Plinio Perilli

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È un classico, Marco Onofrio? Sì, direi, se si guarda alla complessità del discorso artistico, all’originalità dell’invenzione, alla cura dello stile. No, se per classico si intende uno scrittore già arrivato e ormai soltanto da ammirare nella staticità parmenidea del suo essere. In questo senso Onofrio è, al contrario, in continuo divenire, “ora è altrove”, è una bestia proteiforme o un angelo che si sottrae col suo volo alla nostra presa. Per dirla in termini più propriamente letterari, lo si potrebbe definire un autore di perpetua avanguardia.

Sabino Caronia

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Risentito, dolente, aulico quando vuole, tagliente e visionario sempre e comunque, onirico con ammiccante baldanza ma umanissimo e lucidamente disilluso pur nell’eterno miraggio d’un riscatto ad opera della Poesia e della negletta Bellezza: questo lo stile pirotecnico e vibrante di Marco Onofrio, sodale del miglior Gadda nel gioco e nell’invettiva, nella denuncia come nella ribelle estrosità caricaturale. Mistilinguismo e profondità, funambolismo ed impegno, carnalità ed ascesi. Un autentico intellettuale, che ci riconcilia – una volta per tutte – con i veri obblighi della Scrittura…

Vittorio Maria De Bonis

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Quelli di Onofrio non sono versi che indulgono nel sentimentalismo di eventi privati, o nel minimalismo della vita quotidiana, o nel puro sfogo psicologico, o nel descrittivismo e colorismo della realtà naturale; Onofrio affida alla sua scrittura lirica il compito di indagare le zone più misteriose del nostro vivere; di immaginare la realtà delle cose, dell’universo oltre gli aspetti immediati ed esteriori che possiamo percepire; di esprimere sentimenti religiosi e mistici nel considerare i legami che s’intrecciano fra le vite, e con la Divinità.

Giorgio Taffon